Tendenze di fondo e progetto pastorale
Quel particolare 'modo di pensare' che si ama presentare come 'nostro', frutto cioè della nostra personalità e delle nostre scelte, è in realtà il risultato del continuo ricomporsi di contributi tra i quali ciò che è specificamente 'personale' è, forse, la componente meno determinante. Prima che noi esprimiamo un qualsiasi parere o compiamo una qualsiasi scelta, la realtà costituita dalla natura, dalla società, e dalla storia di entrambe, determinano le condizioni all'interno delle quali 'diciamo la nostra'. Non solo, prima della 'nostra' opera in quelle condizioni una ben diversa volontà, quella do Colui che dirige tutte le cose secondo i suoi progetti.
E' importante ricordare queste cose perchè si prestano a comprendere ciò che avviene oggi nell'esperienza dei cristiani. Grazie un modo di pensare che che si presenta come moderno e che ci viene continuamente riproposto con martellamento pubblicitario che blandisce la nostra vanità, si diffonde sempre di più una 'forma mentis' secondo la quale ciò che veramente conta sono le nostre singole (e insindacabili) decisioni. Esso pone all'esperienza dei cirstiani una problematica molto seria che si potrebbe riassumere nel trovarsi a fare i conti
- innanzitutto con un Vissuto di tradizione, cioè con le cose che si sono sempre fatte o che abbiamo visto fare; esse sono lì, avallate da una lunga abitudine, pronte ad essere copiate senza che ci si debba troppo pensare. Bisogna tenere presente che nella nostra esperienza religiosa abbiamo a che fare con una Grande e una Piccola Tradizione. La prima, sostanzialmente sconosciuta ai più, è il frutto della continua ricerca di dare una coerente forma cristiana all'esistenza (è la ricerca che ha prodotto la teologia, la liturgia, l'arte e la morale cristiane), la seconda è la traduzione della prima in comportamenti spiccioli, proprio quelli di cui è più facile ricordarsi e che si tende ad adottare in modo acritico e quasi sempre peggiorativo (Marco 7,1-9). E' proprio questa Piccola Tradizione religiosa, testarda, coriacea, adottata con una caparbietà che sarebbe degna di miglior causa se non servisse a mascherare la propria pigrizia, a costituire tanta parte del nostro vissuto di tradizione.
- in secondo luogo con il Senso comune, con cui si intende ciò che in un certo momento ci si propone come ovvio, come veramente buono e giusto, che non richiede di essere verificato perché da tutti condiviso. Un conformismo tanto più suadente quanto più si avvale dei potenti 'sacramenti laici' oggi a disposizione (TV, pubblicità, beni di consumo) di 'sacerdoti' autorevoli (il presentatore televisivo, il campione sportivo, l'uomo di finanza, la modella più in voga) e di 'templi' (lo stadio, la discoteca, l'ipermercato, la borsa).
Tra la Piccola Tradizione e il Senso comune si combina facilmente un matrimonio d'interesse: mentre la prima si modella ad immagine del secondo (bisogna che la fede si adatti ai tempi; ci vogliono preti' moderni'), questo accetta di buon grado di accoppiarsi con una sacralità comoda, non indiscreta, disposta sempre all'approvazione e alla benedizione.
Nella morsa di questo matrimonio che si consuma nella discreta alcova del comportamento quotidiano, l'esperienza della fede viene lentamente ma decisamente plagiata e quindi messa in condizione di non nuocere. Ne fa le spese proprio quella Grande Tradizione che si costruisce in fedeltà al Vangelo e non al mondo (Giovanni 17,14-17) e, con essa, coloro che se ne fanno portatori. Innanzitutto la Gerarchia, blandita, accarezzata, rispettata ... nella misura in cui si adatta al ruolo di 'sacrestana'; ma anche i singoli credenti nella misura in cui, usciti dalla melassa del senso comune, scoprono insieme alla originale bellezza del Vangelo il disagio di sentirsi diversi dagli altri. E così sia la prima che i secondi, tra una considerazione amara e un piagnisteo, sono costretti a fare i conti con la quotidiana tentazione di defilarsi, di cercare vie di mezzo; così, di compromesso in compromesso, si finisce per adeguarsi. Urge pertanto una proposta pastorale che a fronte:

* di uno stile di indifferenza e di presa di distanza
promuova
l'assunzione di scelte chiare sul piano dell'agire comunitario e personale (così fanno i cattolici ?)

* dell'ignoranza, dell'approssimazione e dell'equivoco
promuova
una percezione cosciente dell'identità teologica cristiana (per quelle precise ragioni !)

* dell'emarginazione culturale
promuova
l'abitudine alla lettura dei tempi a misura del Vangelo (questo è ciò che pensano)

* del senso di inferiorità
promuova
la coscienza della specifica identità locale della Chiesa, (questo ha prodotto la loro storia)
(Indice)