Materiale per la maturazione
di una presa di coscienza
sull'esperienza della parrocchia di

S.Matteo apostolo ed evangelista
in
Nosedole di Roncoferraro


in rapporto alla Visita pastorale del Vescovo



Indice:
Nome ed ubicazione
Eredità storica
Caratteristiche socio-economiche attuali
L'Organizzazione parrocchiale nell'ambito della Chiesa diocesana
Gli 'strumenti della pietà' e il modo di utilizzarli
La partecipazione alla vita sociale
Il patrimonio della parrocchia, le risorse economiche e il loro uso
Tendenze di fondo e progetto pastorale







Nome ed ubicazione
Nosedole, toponimo derivato da una essenza vegetale ('Nocetolum' = bosco di noci o, più probabilmente, corso d'acqua caratterizzato da una presenza significativa di alberi di noce) attestato nel X secolo, individua oggi una delle piccole frazioni del Comune di Roncoferraro posta alla estremità orientale del suo territorio, al confine con quelli dei comuni di Villimpenta e Sustinente.
Come parrocchia, invece, e rispetto alla strada comunale che dalla provinciale Roncoferraro-Ostiglia porta alle Caselle di Poletto, Nosedole si estende sul territorio di due Comuni: quello di Roncoferraro a occidente di tale strada, e quello di Sustinente a oriente della medesima.
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Eredità storica
Il nucleo abitato, che come tale compare alla fine dell'XI secolo, nasce come centro rurale di un grande possedimento fondiario (la curtis) del monastero di San Benedetto in Polirone. Come allora avveniva, insieme agli edifici destinati ad ospitare gli uomini, gli animali e le derrate agricole, il monastero eresse anche la chiesa, dedicandola a san Matteo, perchè vi si svolgesse il servizio religioso per il personale della corte. Era dunque l'abate di san Benedetto che nominava i rettori della chiesa e che provvedeva a tutte le sue esigenze.
Nel XIII secolo, in continuità con la politica del Comune mantovano tendente a favorire il passaggio dei dipendenti di queste corti allo status di piccoli proprietari, il monastero di san Benedetto individuò tra l'attuale via Diaz e il corso della Frassanara delle strisce di terra di una biolca e mezza che concesse in proprietà ai propri dipendenti in cambio della disponibilità a prestare il proprio lavoro nella corte. Da allora non solo il paese assume la forma che ancor oggi lo caratterizza, quella di una lunga teoria di case affacciate su una strada (via Diaz), ma si sviluppò un processo di ulteriore frammentazione del fondo monastico con la concessione in enfiteusi di ulteriori porzioni (quelle vallive che richiedevano lavori impegnativi per la loro messa a coltura). Andarono così aumentando i proprietari indipendenti e, probabilmente, anche il numero degli abitanti.
Con la crisi del Trecento (la devastazione portata dalle guerre, il crollo della popolazione a causa delle pestilenze, il disorientamento prodotto dalle divisioni nella Chiesa che contribuì a far decadere l'impegno con cui precedentemente il monastero aveva organizzato lo sfruttamento dei suoi possedimenti) si ebbe una inversione di tendenza: anche Nosedole attraversò un periodo di decadenza che portò sin dall'inizio del secolo successivo a un riaccorpamento dei fondi nelle mani di pochi grossi possidenti (i Gonzaga innanzitutto e poi i personaggi della loro corte). Ciò fu possibile a seguito di un mascherato esproprio di gran parte dei beni del monastero di Polirone compiuto dai Gonzaga che li costituirono in patrimonio autonomo, denominato Prepositura, destinato a contribuire al mantenimento del figli della casata destinati alla carriera ecclesiastica.
Anche la chiesa di Nosedole, in quanto legata alla corte, uscì dall'ambito monastico per dipendere da questi facoltosi personaggi i quali usarono il patrimonio destinato al mantenimento del sacerdote come fonte di reddito dei membri del loro entourage. Perché questo reddito fosse più consistente, unirono la parrocchia di Nosedole a quella di Casale attribuendole a un solo ecclesiastico (che in alcuni casi, non si fece mai vedere dalle nostre parti). A causa dell'assenza di un sacerdote residente e del servizio approssimato di qualche malpagato cappellano, chiesa e parrocchia subirono gravi conseguenze. La chiesa, nonostante la ricostruzione avvenuta molto probabilmente alla fine del secolo XIV, subì un progressivo degrado e così la qualità della vita cristiana (ignoranza, superstizione).
Solo verso la metà del Cinquecento, in sintonia con un faticoso processo di riforma poi sanzionato dal Concilio di Trento, la parrocchia riprese ad essere dotata di sacerdoti residenti che, con molti sacrifici, non solo introdussero miglioramenti nella chiesa e nella canonica, ma promossero un miglioramento dell'esperienza religiosa.
Senonchè con la guerra e la pestilenza portate dagli Imperiali nel 1629-30 Nosedole, come tutto il mantovano, venne sconvolto. Distrutta l'economia agricola, spopolato e devastato il territorio, anche la piccola comunità cristiana di Nosedole dovette ricominciare da capo. Fu solo verso la metà del XVIII secolo che il lento accrescersi del numero di abitanti e dei mezzi di cui disponevano resero possibile la ricostruzione della chiesa parrocchiale. Questa verrà poi consacrata alla fine del XIX secolo in occasione di una visita pastorale del vescovo Sarto (il futuro Pio X).
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Caratteristiche socio-economiche attuali
Attualmente la parrocchia conta circa 400 abitanti che, per il calo della natalità (vi sono già annate prive di nati) e il trasferimento in altri luoghi delle nuove famiglie, presenta un'età media che tende sempre più a crescere. Sono pertanto molto numerose le persone anziane.
Questa dato pone seriamente il problema della sopravvivenza del paese: anche se ancora per molto tempo ci sarà qualcuno a Nosedole, ci si può chiedere se sarà ancora possibile una normale vita sociale? Si potrà ancora far qualcosa insieme o mancheranno le forze ?
Ci si può chiedere quale sia il grado di consapevolezza nei confronti di questo prossimo sviluppo, come lo si valuti e in che modo si possa fronteggiarlo ?
Le risposte emerse oscillano tra un generico desiderio che le cose possano cambiare e una valutazione sconsolata. C'è comunque la consapevolezza che si tratta di un fenomeno più grande di noi.

L'attività che dà il tono all'ambiente fisico e alla mentalità è quella agricola, anche se altre sono le attività svolte dalla maggior parte della popolazione: numerose infatti sono le persone che svolgono altrove la loro attività professionale. In paese hanno sede un allevamento di suini, alcune attività artigianali (3 imprese edili, 1 falegnameria, 1 idraulico), professionali (2 studi tecnici) e commerciali (3 negozi di alimentari, 1 esercizio pubblico). Chiuse da tempo le scuole elementari, per queste e per la Media Inferiore gli studenti si recano a Roncoferraro mentre a Mantova per le Medie Superiori.
A parte un discreto servizio di autobus che collega il paese con la città, mancano completamente tutti gli altri (uffici pubblici, scuole, ambulatori medici, farmacia, posta, ecc.). L'edificio che ospitava le scuole elementari è stato adattato per ricavare una sala civica, utilizzata per le occasionali riunioni civiche e per qualche manifestazione (cena anziani, incontri di ginnastica, mostra), e qualche altro locale utilizzato per attività 'importate' (scouts, gruppo musicale, ecc.). La parrocchia dispone di un campo sportivo e di un edificio utilizzabile per attività di oratorio.
Nonostante i numerosi rapporti con l'esterno, la diffusione in ogni casa della televisione, l'universale scolarizzazione della gioventù (vi sono anche degli universitari). la presenza di un Comitato che si fa promotore di qualche attività tesa a vivacizzare la vita sociale non sembra che, dal punto di vista culturale, il paese riesca ad uscire dalla semplice ripetizione dell'abitudinario. Le novità entrano in circolo solo se si presentano come mode, e tanto più influiscono quanto più si abbassa l'età degli individui cui sono rivolte.
Nonostante tre membri della frazione siano stati eletti a consiglieri comunali (due a Roncoferraro e uno a Sustinente) il dibattito politico è pressochè assente: lo spegnersi degli antichi ardori ideologici, ha portato alla luce la sostanziale incapacità di ragionare sui problemi della vita associata: ciascuno di noi è quasi sempre capace di indicare qualcosa che il Comune poteva fare per lui o la sua famiglia e non ha fatto, ma difficilmente saprebbe dire di che cosa ha bisogna il paese nel suo insieme. Insieme alla mancanza di preparazione c'è anche una diffusa sfiducia sull'utilità di ragionare su queste cose, il che si traduce in disinteresse, a volte mescolato con una certa qual paura di assumere una posizione politica o di correre il rischio di litigare. E' anche vero che nessuno (al di fuori dei periodi elettorali) si preoccupa di sollecitare la partecipazione, informando, chiedendo pareri, promuovendo la ricerca di soluzioni, ecc. Gli organismi politici tendono a presentare problemi già confezionati, di fronte ai quali non si ha ne tempo ne modo per formulare un proprio parere.
Un ultimo dato da considerare è costituito dalla presenza di alcuni extra-comunitari (arabi, indiani) i quali, anche a causa della diversa della mentalità, lingua e costumi, pongono problemi di inserimento nel tessuto sociale del paese. A questo riguardo si avverte che bisognerebbe fare qualcosa, ma non si sa bene cosa e come.
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